Come per tanti loro coetanei, anche per i due cugini Esteban e Bernardo le strade di un paesino dell’Andalusia, ancora immuni dall’asfalto e dalle automobili, sono un mondo magico, terreno di giochi e storie fantastiche, talvolta inquietanti. Per quelle stesse strade si aggirano infatti anche strani fantasmi, i cosiddetti «tisici», i malati di tubercolosi di un sanatorio di montagna dove i pazienti vengono curati, a quanto si dice, con trasfusioni di «sangue giovane». Ma fino a che punto si tratta solo di una vecchia leggenda? Quali insospettabili pericoli nasconde, in realtà? Se nei bambini i brividi di paura si accompagnano spesso al gusto del divertimento e dell’avventura, la bestialità di certi adulti, sottile e mortale come una ragnatela, rischia di rubare loro non il sangue, ma un elemento altrettanto organico ed essenziale: l’innocenza. Con questo teso e toccante racconto, uno dei più apprezzati scrittori contemporanei ridà voce agli incubi dell’infanzia, nei quali paure immaginarie nascondono talvolta minacce fin troppo reali.
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